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mercoledì 20 maggio 2015

La giornata veg: vellutata di asparagi e mandorle


[piccola parentesi del diario siciliano]
In vacanza, si sa, si ha più tempo per tutto: per stare con le persone a noi care, per visitare posti nuovi, per leggere, navigare sui blog di cucina (perché no?), e farsi venire idee in testa. Io ne avevo una che mi girava già da un po', e che riguardava sempre la nostra alimentazione.
Come avrete capito, a casa nostra siamo un po' rigidini, in generale.
Al bando i prodotti industriali, e tutto ciò che "a occhio" non mi ispira "salute".
Bene, detto questo a casa nostra è un tripudio di frutta e verdura, da sempre, anche grazie all'ormai famoso Signor Orto. Quando però analizzo la nostra alimentazione, compaiono molti prodotti di origine animale durante la giornata.
Niente di grave, per l'amore del Cielo! Le uova, la carne, il formaggio, il burro e il latte fanno bene - a dispetto di tutto quello che leggo in giro, perché tutto fa bene se mangiato con moderazione ed in una alimentazione variegata.
Diciamo però che mi è venuta voglia, almeno un giorno a settimana, di provare a mangiare vegano vegetariano (che mi pare più facile come obiettivo...).
La scelta è ricaduta sul giorno "lunedì", giornata semplice da gestire con il weekend alle spalle.
Questa ricetta è però facile facile e veloce veloce, quindi potete farla anche in settimana, e anche in un giorno non completamente vegetale. :)

VELLUTATA DI ASPARAGI E MANDORLE

1 mazzo di asparagi
1 cipollotto
2 cucchiai farina di mandorle
mandorle a lamelle
olio evo qb

Lavate sotto acqua corrente gli asparagi, togliete la parte di gambo dura e affettateli a rondelle di circa 1 cm di lunghezza. Tagliate a fettine sottili il cipollotto. In una pentola fate un soffritto con il cipollotto, poi aggiugete gli asparagi (tranne le punte) e la farina di mandorle, e fate cuocere per 30 minuti completamente coperti di acqua.
A fine cottura frullate tutto con il frullatore ad immersione.
Sbollentate le punte di asparago per 1 minuto in acqua bollente in modo che restino belle croccanti e poi sbianchitele (ovvero sciacquatele sotto acqua fredda in modo che restino belle verdi).
Servite la vellutata calda, decorando con le punte di asparagi tagliate a metà e le mandorle a lamelle precedentemente tostate in una padellina antiaderente.
Per 2 persone.

Ne approfitto di questo ritorno alle verdure per ricordarvi che, anche quest'anno, ci sarà la manifestazione Ortoinfestival.
Lo scorso anno avevo partecipato alla prima edizione della manifestazione, ve lo ricordate?

Ecco, volevo avvisarvi per tempo che anche quest'anno Ortoinfestival vi aspetterà alla Reggia di Venaria Reale.
Vero che vi organizzate e ci troviamo tutti insieme nei giardini della Reggia a festeggiare tutti insieme e ad imparare tante nuove cose??? Dai dai dai, che anche quest'anno ho voglia di una estate rock.
La iniziamo insieme il 30 maggio? :)
Facciamo che ne approfitto anche per tornare ad un'altra buona e sana abitudine e vi propongo di nuovo l'ingrediente del mese? :) sempre grazie alla preziosa collaborazione di Comandante Amigo - che per poco la scorsa notte mi muore ;), ma anche questa è un'altra storia.


L’ASPARAGO

L’asparago, Asparagus officinalis, è una pianta erbacea perenne dalla quale annualmente si ricavano i germogli eduli, anch’essi chiamati asparago. Il nome deriva dal greco “aspharagos” e dal persiano “asparag” e significano entrambi appunto germoglio. Questa pianta essendo dioica porta fiori maschili e femminili su individui diversi, inoltre è dotata di forti rizomi sotterranei dai quali si dipartono i turioni che rappresentano la parte commestibile che si raccoglie a primavera. La parte ipogea del turione è chiara e biancastra, poi uscendo alla luce si attivano le cellule fotosintetiche e quindi la colorazione diventa verde o violacea (a seconda della presenza più o meno elevata di clorofilla o antociani). Se il turione non viene raccolto esso può raggiungere un altezza di 1-1,5 m e diramandosi forma una pianticella ramificata non più utilizzabile a fini alimentari.
La coltivazione dell’asparago ebbe inizio più di 2000 anni fa nel bacino del mediterraneo e furono gli egizi a fare conoscere la pianta nel resto dell’area. I romani perfezionarono le tecniche di coltivazione (questa pianta può essere coltivata in pieno campo oppure in apposite serre dette asparagiaie; l’asparagiaia può essere realizzata in due modi: o tramite la semina - da marzo a giugno - in una terra ricca e friabile intervallandole di 5–10 cm a seconda della tipologia utilizzata, trapiantandone successivamente i rizomi o direttamente per trapianto, su un suolo molto drenante, senza umidità. Una tale asparagiaia inizia a produrre abbondantemente dopo 2-3 anni e continua la produzione per un'altra dozzina d'anni dopodiché la produzione diminuisce senza però cessare quasi mai. La produzione ogni 100 m² può variare da 60 a 100 kg). La tecnica di coltivazione utilizzata dai romani risultava in pratica essere come l’attuale.
Già in quell’epoca si conoscevano le proprietà officinali dell’asparago, tra cui quella diuretica e quindi veniva consumato per combattere alcune malattie come la gotta, i calcoli renali, i reumatismi e l’idropisia.
Alcuni dei componenti presenti all’interno della pianta, che tra l’altro contiene aspargina, acido folico, calcio, magnesio, sodio, fosforo e altri, vengono metabolizzati ed espulsi tramite l’urina caratterizzandola con un forte e per alcuni sgradevole odore dovuto alla degradazione di alcuni componenti contenenti zolfo.
In cucina l’asparago è molto utilizzato per la sua versatilità: può essere cotto in varie maniere, può accostarsi ad altri alimenti, può essere utilizzato negli antipasti, nelle portate principali e nei contorni. In Italia ne esistono molte varietà, alcune molto apprezzate per i sapori più delicati o per l’aspetto e il colore particolare, per cui possono essere utilizzati per accostamenti cromatici all’interno di una stessa preparazione. Tra le diverse varietà citiamo quelli bianchi (tra cui il bianco di Bassana e di Zambana) che vengono coltivati in maniera che il turione rimanga sempre coperto e non attivi le cellule fotosintetiche, quelli verdi (tra cui il verde di Altedo e di Badoere) e quelli violetti (tra cui il violetto di Albenga e il rosa di Mezzago) che sviluppano più antociani dei verdi.

3 commenti:

  1. Ma sai che mi piace tantissimo? sia per presentazione che per abbinamenti! Un bacio :)

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  2. Dato che non siamo riuscite a vederci in giro per la Sicilia magari provo ad organizzarmi per venire alla Reggia di Venaria (la voglio vedere da taaaantissimo tempo). Un bacione!!! ps:ancora più bella con il pancione ^_^

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