Vi volevo raccontare di ingredienti del mese, di frutta
golosa e di colazioni libidinose. Poi ho avuto degli intoppi con il pc, con
hard disk esterni che ancora non possiedo, con hard disk in prestito da amici. E quindi
dovrò temporeggiare ancora un po’ per darvi qualche buona dritta in fatto di
ricette.
E poi ho avuto altre disavventure (vi prego di non chiedermi cosa, che mi viene da piangere ancora ora...), che mi hanno atterrita completamente.
Ma. Vado avanti, e vado avanti raccontandovi di qualcosa che è dietro.
E poi ho avuto altre disavventure (vi prego di non chiedermi cosa, che mi viene da piangere ancora ora...), che mi hanno atterrita completamente.
Ma. Vado avanti, e vado avanti raccontandovi di qualcosa che è dietro.
Tra l’altro, ve ne avrei pure voluto parlare in pausa
pranzo, così, tanto per rilassarmi un po’, tanto per uscire con il pc sotto
braccio, mettermi su una panchina e staccare dal resto. Ma nemmeno questo riesco a fare. E' ufficiale, io e il 2014 non siamo amici.
Facciamo che vi racconto di “Ortinfestival”?
Facciamo che vi racconto di “Ortinfestival”?
Magari approfittandone di questi immensi viaggi in solitaria sui treni (la settimana di ferragosto, chi volete che viaggi???) e ritornando
indietro di un paio di mesi, che non è mai troppo tardi per fare un tuffo nel
passato.
Una manifestazione che mi è piaciuta molto.
Intanto perché si svolge a Torino (suvvia, ormai lo sapete che ho un debole), e
poi perché è in un luogo di Torino che è una favola: la Reggia di Venaria. Ma
questo è solo il dettaglio: e voi sapete quanto i dettagli facciano la
differenza. Se (e solo se) alla base l’idea è buona. E Ortinfestival non è solo
una buona idea, ma è un evento che già dalla sua prima edizione si è
manifestato come un qualcosa di lungimirante, bello, sano e giusto.
Quest’anno ho avuto la fortuna di assistere ad un
gemellaggio con il Perù: un paese che ho anche vissuto sulla pelle in uno dei
miei passati viaggi, e quindi forse proprio per questo ho ancora di più potuto
assaporare i corsi di cucina, gli eventi di condivisione, i cibi di strada che
queste persone meravigliose ci hanno proposto. È stato come fare un tuffo nella
nostra luna di miele e approfondire ciò che all’epoca non avevamo ancora così
radicato nel cuore: l’amore per il cibo sano e per le tradizioni.
Ho conosciuto aziende, ho assaggiato e comprato prodotti che
mi sono poi portata a casa, ho mangiato in loco piatti deliziosi. Ho
partecipato a corsi di cucina, a seminari di coltivazione. Ho avuto la
possibilità di capire un pochino di più la filiera che c’è dietro, quella parte
che molto spesso si nasconde in un banchetto di frutta e verdura.
Ma sopra ogni cosa, ho parlato con persone vere, in carne ed
ossa, che ogni giorno lottano per farsi comprendere, per farsi conoscere e per
condividere una conoscenza che hanno creato con anni di studio e di lavoro. Con
persone che credono nell’etica che si nasconde dietro alla materia prima. Con
persone che continuano lungo la strada più difficile: quella della qualità.
Quindi, state attenti, perché il prossimo anno da queste
parti si tornerà a parlare di Ortinfestival e di quanto di nuovo ci saprà
regalare.
Che poi a me, tra le altre cose, ha anche regalato il piacere di assaporare un panino
con le acciughe… e vi sembra poco??? ;)
PS prevedo il prossimo a breve, a Finalborgo Medioevale! :)
Un ringraziamento speciale va a Vittorio Castellani Chef Kumalè, alla società Ferrino che ci ha ospitati in una tenda deliziosa (che come piace a noi, il campeggio...) e a Maddalena, la mia più grande sostenitrice in questa manifestazione. Grazie di cuore.
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