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lunedì 31 agosto 2015

L'ingrediente del mese: il pomodoro


Amando cucinare da quando sono piccina, mi sono sempre un pò destreggiata ai fornelli.
E avendo sempre avuto un Signor Orto da cui pescare, con mamma avevamo il nostro bel da fare - soprattutto lei, perchè per me era ancora tutto un gioco.
Negli anni dell'adolescenza, poi, avevo anche la mania di voler mangiare poco per essere asciutta e magra - cosa che sogno ancora adesso, ma mi sono rassegnata, non avrò mai quei fisici che piacciono tanto a me, perchè sono fatta così e potrei dimagrire a dismisura, ma la mia forma resterebbe sempre e comunque a mandolino... :)
Detto questo, quando avevo circa 15 anni - o giù di lì - pensavo di avere inventato un piatto strepitoso, da mangiare con un pò di pasta, come contorno, o addirittura come piatto unico - ve l'ho detto che avevo la mania di dover mangiare poco...
Ecco, ora che di anni ne ho qualcuno in più e che con la cucina non è più solo un gioco - non che sia una cosa serissima, sia chiaro! - ho scoperto che non avevo inventato proprio niente. Il piatto in questione sono i pomodorini confit, conosciuti in tutto il mondo, cucinati in svariati modi, conservati o mangiati subito appena cotti, impegnati in milioni di modi.
E siccome la mania di mangiar poco ancora non l'ho persa - anche se chi naviga su questo blog non lo direbbe - questa settimana vi lascerò anche un'altra ricetta per usare i pomodorini confit.
Che sia chiaro, sono magra perchè mi ci metto impegno, e perchè penso di essere anche molto fortunata con il metabolismo, lo concedo! ;) mandolino incluso, pazienza... :)


POMODORINI CONFIT

500 g pomodorini
2 cucchiaini zucchero
olio evo qb

Lavate i pomodorini, tagliateli a metà e disponeteli su una teglia, adagiandoli su un foglio di carta forno avendo cura di lasciare in alto la parte con il taglio del pomdoro.
Cuoceteli per 1 h a 150°C dopo averli cosparsi con lo zucchero e un filo di olio.
Usateli per condire la pasta calda, oppure per insalate di riso o ancora come contorno.
Per 2 persone.


IL POMODORO

La pianta del pomodoro (Solanum lycopersicum o Lycopersicon esculentum) è una pianta annuale (per lo meno nei climi temperati) ad accrescimento determinato o indeterminato.
Originaria del centro e sud America la pianta del pomodoro raggiunge l’Europa coi primi esploratori Spagnoli a metà del 1500 ma solo a partire dal XVII secolo inizia a essere utilizzata come alimento e in ambito farmaceutico.
Conosciuta inizialmente come pomo dell’amore, nome derivante da credenze azteche che attribuivano alle "xitomatl" proprietà afrodisiache, solo successivamente acquisisce il nome di pomodoro dovuto alla colorazione del frutto del tutto simile al colore dell’oro. Già, perché inizialmente i pomodori non erano rossi come ora noi siamo soliti vederli e consumarli, ma avevano la colorazione giallastra e solo successivamente con incroci fra le varietà si è giunti ad avere la colorazione rossa del frutto.
Il pomodoro può essere coltivato in terreni ricchi di sostanza nutritiva e ben drenati, patisce i ristagni idrici che causano diverse malattie fungine. Inoltre è suscettibile di attacchi di insetti e batteri e pertanto il clima ideale per la sua crescita è quello povero di umidità atmosferica; in queste condizioni il pomodoro può crescere anche nella sua forma ideale che è quella strisciante, mentre la crescita con sostegni deriva dalla necessità di diminuire al massimo il contatto a terra della pianta per prevenire fenomeni fungini derivanti dall’umidità presente.
Dopo la semina, che può avvenire in serra e in vasetto (segue poi la trasemina) o direttamente in pieno campo, il pomodoro può essere lasciato a libera crescita o può subire i fenomeni della sfemminellatura (eliminazione dei germogli ascellari) e della recisione della crescita apicale per mantenerne la dimensione sotto controllo.
La produzione dei frutti è più o meno abbondante a seconda della varietà e del metodo di “allevamento” e solitamente il frutto a maturità completa è di colore rosso vivo.
L’utilizzo alimentare del pomodoro è il più svariato: può essere consumato crudo, può essere trasformato in salsa, in succo, concentrato, pelato e confezionato per un utilizzo successivo e in altre maniere ancora. Occorre ricordare che per la presenza di solanine (un glicoalcaloide steroidale tossico) a percentuali molto elevate nelle parti verdi delle piante solo il frutto può essere consumato (anche se leggermente acerbo la percentuale non rende il frutto tossico).
Come accennato a inizio scheda, nei climi temperati il pomodoro è una pianta annuale: non sopportando i freddi invernali la pianta cessa di crescere e muore. Nei paesi caldi d’origine invece il pomodoro è una pianta pluriennale e pertanto la crescita e la produzione si svolge per più anni essendo la fioritura e la maturazione dei frutti continua.
Nel mondo esistono ancora pomodori dal colore dorato così come ne esistono varietà rosa, violacee, nere e verdi anche a maturazione completa.
Per quanto concerne le varietà italiane di pomodoro possiamo citarne alcune:
  • il costoluto fiorentino di colore rosso intenso, caratterizzato, in superficie, da grinze che rientrano molto all'interno. La polpa è omogenea di sapore dolce e consistente;
  • il cuore di bue, da insalata, grosso ed irregolare, con buccia liscia e sottile ha una polpa soda; è molto saporito, aromatico, quasi piccante con pochissimi semi nella polpa;
  • il Pachino a sua volta suddiviso in ciliegino, costoluto, tondo liscio e a grappolo sono pomodori di recente introduzione (1989) in Italia; 
  • il San Marzano particolarmente adatto per gli usi dell'industria di trasformazione agroalimentare, nell'ambito della quale viene usato per preparare pelati e conserve alimentari. È considerato da molti come uno dei migliori pomodori per la realizzazione del concentrato di pomodoro.

2 commenti:

  1. No, no, torna presto, che come ti ho scritto da me ho piade alla quinoa e sorbetti di mango in arrivo (ed io vado vestita a fiori e ancora abbastanza scollata ;-))
    :-* baci a voi

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